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La grave crisi economica conseguente a quella sanitaria causata dall’epidemia globale di COVID-19 ha visto in campo interventi normativi da parte delle Istituzioni, che hanno portato alla ribalta un tema come quello -per anni marginalizzato da molti imprenditori- della Finanza Agevolata. Proprio in quest’ottica, tra i vari interventi normativi, come ad esempio quelli a sostegno delle aziende per l’adeguamento ai requisiti di sicurezza e protezione individuale, per il ridimensionamento degli ambienti di lavoro e via di seguito, ne sono stati messi in campo di altrettanto efficaci e promettenti come quelli per la digitalizzazione e quindi per il sostegno agli investimenti digitali.
Purtroppo la difficile prevedibilità degli scenari che si sono susseguiti e l’intento attuato un po’ disordinatamente da vari enti e Istituzioni hanno generato una grande confusione in senso generale perché lo Stato e l’amministrazione centrale hanno intrapreso iniziative cui più volte si sono sovrapposte o affiancate iniziative sul territorio da parte di Regioni e Camere di Commercio e il tutto ha contribuito a creare un quadro molto frastagliato, articolato e non organico, per cui è diventato difficile individuare in mezzo alla selva di misure e agevolazioni, quelle più interessanti ed efficaci per il singolo soggetto.
In questo tutorial verrà fatta una panoramica su agevolazioni ed incentivi per le imprese che acquistano tecnologia, con lo scopo di chiarire quali sono, che benefici comportano per le imprese destinatarie delle agevolazioni ed anche, indirettamente, per quelle che diventano le fornitrici e che quindi saranno i soggetti da cui i beneficiari delle risorse derivanti dalla Finanza Agevolata spenderanno il denaro ricevuto; sostanzialmente i contributi per il digitale e gli strumenti per la digitalizzazione potranno interessare gli operatori dell’IT e gli MSP.
Tutti gli interventi nascono in un quadro economico che richiede ed ha visto in campo interventi per quanto possibile mirati ai settori che hanno subìto le maggiori sofferenze e consistono in provvedimenti rapidi come i Decreti Legge che hanno come scopo sia lo stanziamento di denaro, sia l’indirizzamento di questo verso le categorie maggiormente colpite dalla crisi. In parallelo sono andati interventi normativi in grado di definire e agevolare l’accesso alla Finanza Agevolata da parte dei soggetti che i provvedimenti hanno indicato come potenziali beneficiari.
Per delineare una strategia di fruizione degli interventi di Finanza Agevolata, un’azienda deve prima di tutto inquadrare che cosa potrebbe convenirle, perché esistono soggetti maggiormente interessati al contributo a fondo perduto (ad esempio per tamponare crisi di liquidità) altre a crediti di imposta da utilizzare in compensazione (per abbattere il dichiarato e ridurre la pressione fiscale) ed altre ancora a sovvenzioni come la combinazione di contributi a fondo perduto e finanziamenti a tasso agevolato per investire in tecnologia.
Alla valutazione dell’intervento da scegliere concorrono anche le condizioni di accesso, definite normalmente nei bandi di partecipazione e nelle norme promulgate dalle varie Autorità; sono infatti tali condizioni che permettono di valutare sia la possibilità di fruire della Finanza Agevolata, sia la facilità di accesso ad essa.
Sicuramente se la condizione per fruire di un credito d’imposta o di un finanziamento è dimostrare di investire il denaro in una certa tecnologia, erogata da una certa categoria di fornitori, l’imprenditore deve prima di tutto accertarsi di acquistare quel software o quell’hardware o servizio Cloud contemplato nella norma ed anche che il fornitore del caso sia in possesso dei requisiti stabiliti dalla Legge.
Spesso lo Stato o l’ente erogatore dell’intervento pone come condizione l’avvenuta spesa in un certo intervento e in quel caso, tra le valutazioni preliminari da fare c’è sicuramente quella riguardante la disponibilità del denaro; in breve, se l’Agenzia delle Entrate può rimborsare all’imprenditore con bonifico sul conto corrente il 50% di una spesa in adeguamenti tecnologici, vuole prima che l’imprenditore spenda questo denaro e ovviamente l’imprenditore, per poterlo spendere deve averlo.
La strategia di approccio agli interventi di Finanza Agevolata passa sicuramente per una valutazione generale delle iniziative (bandi) disponibili al momento, anche alla luce di quanto appena esposto, nonché a una verifica della decorrenza delle spese e delle condizioni di pagamento di queste ultime.
La Finanza Agevolata è un tema molto molto articolato e frastagliato, in cui si inseriscono Amministrazioni centrali e Governo, ma anche SACE-SIMEST (cioè Cassa Depositi e Prestiti) e poi ci sono 20 amministrazioni regionali che attuano propri interventi sul territorio; in questo contesto scendono in campo anche enti come le Camere di Commercio, ognuna con un proprio bando che per quanto stanzi cifre relativamente piccole, è mirato alla realtà produttiva di competenza.
Quindi è molto difficile orientarsi senza avere un metodo di approccio; di seguito proviamo a mettere a fuoco quattro famiglie di agevolazioni per dare un quadro di orientamento sia all’operatore IT che alla piccola impresa che ha un progetto di investimento digitale e non sa quale tipo di strumento approcciare. Le categorie sono:
Per bandi Re-Start si intende quegli interventi a favore della ripartenza economica messi in campo dopo il lockdown 2020, molti dei quali partivano dalle camere di commercio e prevedevano l’erogazione di contributi a fondo perduto all’imprenditore in grado di dimostrare di aver acquistato della tecnologia e degli strumenti informatici e digitali.
Tipicamente i bandi Re-Start erano contributi rivolti a piccole e medie imprese (PMI) per sostenere l’acquisto di tecnologie e strumenti informatici e digitali al fine di rafforzare la capacitò di risposta all’emergenza da parte delle aziende, garantire la continuità dell’attività e consolidare l potenzialità di ripresa economica in tempi rapidi.
I contributi andavano a sostenere gli acquisti di hardware, tecnologia, accessori, software per implementare i modelli organizzativi e rafforzare la presenza digitale; insomma, telematizzazione delle attività, tecnologie Cloud e connettività a banda larga e ultralarga, ma anche tablet, smartphone, scanner e PC portatili, perché erano i momenti dello Smart Working e tantissimi lavoratori cercavano di connettersi da remoto alla propria azienda per lavorare non in presenza.
Nello specifico, a fronte della prova degli avvenuti acquisti e della congruità, veniva rimborsato il 70% a fondo perduto sotto forma di bonifico sul conto corrente dell’azienda.
Prima di proseguire è interessante fare qualche cenno ad alcuni interventi di sicuro interesse per chi opera nel settore IT, perché offrono sia la possibilità di incrementare il business con la fornitura di prodotti e servizi, sia la possibilità di acquisire innovazione e nuove tecnologie e strumenti tecnologici, che poi possono concorrere alla fornitura di servizi sempre più remunerativi.
Tra gli interventi risultano interessanti quelli che incentivano gli investimenti nel digitale e la transizione verso Industria 4.0. Nel settore produttivo, l’ambito applicativo riguarda anche l’acquisto di macchine “smart” ed evolute, sempre più automatizzate e possibilmente interconnesse e connesse tramite Internet per implementare il controllo a distanza, la manutenzione predittiva, lo snellimento dei processi, la sicurezza dei dati ecc.
Non si tratta semplicemente dell’acquisto di hardware e software, ma di farlo nell’ottica di un progetto di sviluppo di innovazioni, chiedendo eventualmente la consulenza di realtà specializzate.
In questo contesto rientrano le acquisizioni di soluzioni per l’innovazione, per sperimentazione, prototipazione e sviluppo di applicazioni, prodotti/servizi innovativi riguardanti almeno una delle seguenti tecnologie che le Amministrazioni e gli enti considerano 4.0.:
Per esempio, per ottimizzazione della supply chain s’intende magazzino, logistica, come anche tutta la gestione dei processi aziendali con utilizzo di tecnologie RFID, barcode ecc.
La sussistenza dei requisiti per l’erogazione impone che all’interno delle aziende richiedenti vi siano delle risorse umane idonee a sviluppare la tecnologia e l’innovazione; ad incentivo di ciò, viene riconosciuto come contributo il 30% dei costi sostenuti per il personale interno coinvolto nell’attività.
Il contesto delle spese per innovazione e Industria 4.0 è qualcosa di meno inquadrabile di quelli in cui si collocano le altre forme di sostegno economico, perché sebbene molte caratteristiche siano definite, la varietà delle tecnologie non permette di identificare inequivocabilmente quale intervento sia compreso nelle misure di sostegno e quale sia da escludere; questo lascia spazio a un margine interpretativo. Per esempio installare un nuovo gestionale può essere borderline, perché spesso coinvolge la Data Analisys e i Big Data, può portare con una serie di innovazioni tecnologiche riguardo al CRM, strumenti per la Business Intelligence e integrazione con il magazzino e con il sistema di e-commerce.
Sicuramente la norma concede un margine interpretativo, però allineato con il concetto di integrazione verticale e orizzontale, quindi nel caso del gestionale di ultima generazione, spesso questo rientra, laddove preveda una forte integrazione tra amministrazione, produzione, magazzino ecc. e preveda strumenti di Data Analisys e Business Intelligence.
Ad ulteriore chiarimento viene precisato che tra gli interventi rientrano:
System Integration applicata all’automazione dei processi è una categoria dove rientrano moltissimi interventi, però questa sottocategoria deve essere in connessione con la categoria e con il gruppo dell’elenco principale visto prima.
Rientrano tra le spese ammissibili anche progetti che dimostrino effetti positivi in termini di eco-sostenibilità dei servizi/prodotti proposti e i progetti che intendano fornire una risposta alla situazione emergenziale causata dall’epidemia di COVID-19, in particolare soluzioni riguardanti la prototipazione o lo sviluppo di dispositivi e/o componenti di ambito medicale o per la sicurezza sul lavoro e/o l’innovazione dei processi di gestione dell’emergenza.
Tra gli interventi e progetti che dimostrino effetti positivi in termini di sostenibilità dei servizi e prodotti proposti può rientrare il Cloud, perché un cliente che migra la sua infrastruttura dalla propria sede in Cloud è diventato maggiormente ecosostenibile, in quanto può lavorare da remoto, lui e i suoi collaboratori. In analogia, anche un sistema per videoconferenza potrebbe essere qualcosa di assimilato, dato che è ecosostenibile in quanto anch’esso evita gli spostamenti e quindi risparmia inquinamento.
In ogni caso, proprio per la generalità di alcune definizioni e la soggettività dell’appartenenza di questo o quel progetto all’ambito applicativo dei sotegni economici, le domande di partecipazione ai bandi vengono analizzate e valutate secondo un punteggio da una commissione tecnica. Il punteggio assegnato dipende sia dal livello di innovazione cui punta, sia dalle risorse e dalle competenze che vengono impiegate, sia soprattutto dall’impatto della tecnologia e dell’investimento sull’impresa e sul relativo settore.
Il progetto deve poi essere realizzato, nel senso che a consuntivo occorre dimostrare cosa è stato fatto.
Bandi del genere, almeno in Lombardia vengono aperti due volte l’anno e sono molto ambiti.
Le spese ammissibili a questa forma di agevolazione sono un’ampia varietà:
Nell’ambito del progetto, la somma delle spese c), d) ed e) non può essere inferiore al 25% del totale delle spese ammissibili e ttte le spese devono essere sostenute dopo la data del 2 Marzo 2020 e fino al 31 Luglio 2021. Per essere ammessi al contributo i progetti devono superare un importo minimo di investimento di Euro 40.000.
Un requisito importante di questa tipologia di bandi è che viene richiesta la presenza, all’interno dell'impresa richiedente, di personale in grado di sviluppare innovazione insieme ai fornitori, quindi non basta avere un “super consulente” informatico che dà la propria consulenza e poi vende un software, ma ci vuole qualcuno internamente che insieme al consulente sviluppi l’innovazione o la applichi all’interno dell’azienda.
Nell’ambito della transizione verso Industria 4.0 si possono collocare i crediti d’imposta già classificati nella Legge di bilancio e quindi:
I beneficiari possono essere tutti i soggetti che fanno acquisti del genere, quindi macchine automatiche, magazzini automatici, macchinari integrati nel processo produttivo; in generale, ciò che conta è che si tratti di beni strumentali di ultima generazione, che vanno nella direzione dell’interconnessione, ad esempio interfaccia con software e automatizzazione.
I criteri per identificare gli investimenti coerenti con il provvedimento sono l’asseverazione del fornitore o la perizia da parte di un Ingegnere o Perito Industriale che accerti la rispondenza a parametri introdotti dal Ministero dell’Economia e delle finanze, nell’Allegato B alla Legge di bilancio 2017, per definire cosa rientra nel concetto di Industria e Impresa 4.0.
Per quel che riguarda il settore IT, il credito d’imposta riguarda:
Gli operatori IT, System Integrator, MSP, devono conoscere quali forme di investimento digitale e tecnologico possono interessare alla loro clientela, ma chiaramente la situazione va analizzata caso per caso.
L’agevolazione richiede anche un intervento tecnico industriale, quindi non basta il commercialista a farla ottenere, ma ci vogliono un ingegnere o un professionista, ovvero l’azienda fornitrice che rilascia una certificazione di conformità del bene alla legge, ovvero che abbia tutti i parametri che permettano di accedere al Credito d’imposta.
I requisiti sono dettagliati negli allegati A e B alla Legge di bilancio del 2020: l’allegato A si riferisce a macchine e macchinari, impianti ecc. mentre l’allegato B a software e piattaforme informatiche (software, System Integration, applicazioni) e quindi comprende le soluzioni di Cloud Computing per la parte riferibile alla gestione di un macchinario o la gestione di una parte del processo produttivo.
Una questione importante ai fini dell’ottenimento delle agevolazioni è a chi si attinge per sviluppare innovazione, ovvero come dimostrare che si va veramente a innovare? Ebbene, mettere in bilancio una voce riguardante ciò che si investe nell’azienda in ricerca e sviluppo può essere utile, ma se ricerca e sviluppo si fanno solo con risorse interne è difficile dimostrare che possono portare innovazione. Più semplice è se si attinge a soggetti esterni, come ad esempio società di ricerca accreditate, di prototipazione, misure ecc.
Fino al 2019 i fornitori di consulenza, formazione e ingegnerizzazione e quindi i fornitori qualificati della parte servizio erano quelli di seguito elencati:
Quest’ultima condizione dev’essere autocertificata dall’azienda fornitrice e può riguardare ad esempio una consulenza di integrazione di processo, un’altra di big data e un’altra di Cloud Computing.
L’autocertificazione può essere evitata iscrivendosi al sito www.digitalexperiencenter.it/elenco-fornitori; qui possono accreditarsi i vari produttori di software, di programmi e soluzioni IT e comunque i soggetti del settore IT, che possono farlo senza grandi vincoli. Si tratta di fare una semplice domanda dal sito, che contiene la stessa autocertificazione cui è stato accennato poc’anzi.
Essere all’interno di tale elenco pubblico aperto può dare una certa visibilità agli operatori del settore IT, ma resta inteso che l’accreditamento è riservato non a tutti (per esempio fornitori di beni e software) ma è riservato a chi fa consulenza, formazione e ingegnerizzazione relativamente allo sviluppo di progetti rientranti nelle categorie di bando.
Non sono invece richiesti requisiti specifici per i fornitori di beni strumentali hardware e software.
La piccola impresa che volesse avere una garanzia ulteriore della solidità dell’aspetto ricerca e sviluppo potrebbe affidarsi e uno di questi soggetti in modo da avere un’asseverazione (una certificazione) a conferma della bontà della propria attività di innovazione.
Elenchi come quello esemplificato vengono allestiti e aggiornati costantemente da varie realtà regionali.
Un terzo tipo di bando è quello che punta a finanziare soluzioni di e-commerce ed è stato lanciato, per esempio, in Lombardia, Veneto e Piemonte nell’estate 2020; chi voleva investire in un’idea nell’ambito dell’e-commerce, nel potenziare una tecnologia e la visibilità legate all'e-commerce poteva partecipare a questo bando aperto alle piccole e medie imprese (entro i 250 dipendenti e 50 milioni di fatturato). Questo genere di bando sicuramente tornerà ad essere proposto, per questo è importante spiegare di cosa si tratta, anche e soprattutto perché la sua interpretazione è un po’ equivoca.
Il bando finanzia attività di consolidamento di un canale commerciale, quindi le richieste dei partecipanti vengono analizzate per verificare se nel progetto ci sia un rafforzamento dell’interazione con i clienti fornitori, non necessariamente una vendita o un pagamento.
Tale obiettivo può essere raggiunto, ad esempio, attraverso il sito proprietario dell’azienda o attraverso l’appoggio a piattaforme di Marketplace già sul mercato, sia nell'ottica B2B che nell'ottica B2C.
Il tutto è finalizzato a consolidare e rafforzare la propria presenza sul mercato sfruttando i canali digitali e tra le spese incluse ci sono quelle per l’accesso ai servizi di vendita on-line, per tutte le attività di analisi e addirittura di analisi strategica, comunicazione e di promozione Digital Marketing, la formazione del personale a riguardo, per cui tutte le voci di consulenza possibile che partivano dall'analisi preliminare strategica all'impostazione di una campagna di Digital Marketing.
SACE Simest è l’agenzia delle due centrali ministeriali che sono specializzate sull’export: SACE sull'assicurazione dei crediti all'esportazione e Simest è proprio l'agenzia che finanzia i progetti di sviluppo dell’internazionalizzazione delle imprese, soprattutto fuori dalla UE.
A partire dalla prima ondata dell’epidemia di COVID-19 queste realtà hanno fatto una revisione degli strumenti offerti, centrandoli molto sull'export; per l’esattezza su export e digitale.
Gli interventi sono a carattere nazionale e aperti a tutte le forme di impresa.
Simest ha sempre finanziato generalmente con finanziamenti a tasso zero, ad esempio per studiare un mercato, andare a fare una fiera all'estero, aprire una filiale o uno stabilimento all'estero, fare una joint venture con un partner all'estero; il finanziamento era in 4, 6, 8 anni. La cosa interessantissima che è stata fatta da settembre 2020 è che metà dell'agevolazione chiesta è a fondo perduto.
Sul sito di SACE Simest si vedono i 7 strumenti disponibili, tutti destinati all'estero (immagine seguente).
Uno degli interventi di SACE Simest è focalizzato sullo sviluppo dell’e-commerce attraverso una piattaforma informatica realizzata in proprio o appoggiandosi a terzi (Marketplace, appunto) per la distribuzione di beni o prodotti in Italia o con marchio italiano.
Beneficiari degli interventi sono società di capitali in forma singola o i Rete Soggetto che abbiano depositato presso il registro delle imprese almeno due bilanci relativi a due esercizi completi.
Nel caso dell’e-commerce, il finanziamento copre tutti i costi connessi alla creazione di una piattaforma informatica, al funzionamento della piattaforma e anche l'attività promozionale e la formazione connessa allo sviluppo; il finanziamento è per progetti da almeno 25.000 euro con un tetto massimo di 300.000 euro per l’utilizzo di un Marketplace di terzi e 450.000 per creare una propria piattaforma. Il finanziamento non può superare il 15% dei ricavi medi degli ultimi due esercizi.
La durata del finanziamento è di 4 anni di uno di pre-ammortamento e 3 anni di rimborso del capitale. Metà dell’importo può essere richiesto a fondo perduto e metà dell'agevolazione si ha con finanziamento a tasso agevolato che in questo caso è molto molto basso perché parliamo del 10% del tasso di riferimento, quindi, considerando che il tasso di riferimento è intorno allo 0,9% stiamo parlando della 0,01 % più o meno.
Tipicamente per eccedere al finanziamento e-commerce deve essere prestata una garanzia, ma in considerazione della crisi economica innescata dal COVID-19, nel 2020 è stata introdotta la possibilità di chiedere l’esenzione dalla garanzia.
Se allarghiamo un attimo il raggio all'agevolazione a favore dell'export vediamo che SACE Simest ha lanciato tra agosto e settembre 2020 sette strumenti, che sono altrettanti prodotti di agevolazione tutti mirati all’internazionalizzazione:
Il primo strumento è quello di Patrimonializzazione, che comporta un’agevolazione mista a fondo perduto e per finanziamento delle imprese con tasso di Export di almeno il 20% del fatturato degli ultimi due anni. Questo è un finanziamento non a fronte di un progetto, ottenibile semplicemente a patto di avere una percentuale di export del 20% e quindi di essere un esportatore abituale con una certa solidità patrimoniale (è richiesto di verificare il rapporto tra il patrimonio netto e le immobilizzazioni nette, cioè il rapporto tra la ricchezza aziendale e gli asset) e se questi indicatori nel 2022 rimarranno migliori o uguali le agevolazioni saranno confermate e serviranno a rafforzare la presenza sul mercato.
Il secondo strumento è rivolto a finanziare chi vuole andare a frequentare fiere all’estero per promuovere l’export, il terzo per l’inserimento in mercati esteri e quindi si tratta di finanziare anche studi del mercato e investimenti per aprire un’unità estera o un ufficio di rappresentanza.
Poi ci sono forme di finanziamento più tecniche come ad esempio il finanziamento per avvalersi di un Temporary Export Manager o di un Innovation Manager Digitale che può aiutare lo sviluppo internazionale dell'azienda, ma anche quello per commissionare studi di fattibilità e programmi di assistenza tecnica.
Rientrano in un certo senso negli investimenti digitali anche le misure di sostegno per la riapertura in sicurezza, nella parte -estesa di recente- che contempla l’aggiunta alle spese ammissibili di quelle per strumenti digitali, digitalizzazione di strutture processi aziendali mirati a cogliere nuove opportunità di digitalizzazione del business nello scenario pandemico, nel rapporto tra produttori, distributori e fornitori o clienti e utenti, finalizzati a ridurre la diffusione del COVID-19.
L’ambito di applicazione riguarda per esempio l’adozione di sistemi di riconoscimento d’immagine in grado di identificare le persone senza mascherina e richiamarne l’attenzione, di controllare e limitare gli accessi ai locali, di controllare la temperatura delle persone (termoscanner), di sanificare l’ambiente mediante raggi UV, vaporizzatori e ozonizzatori, nonché gli eventuali software di gestione di tali sistemi.
Un esempio di bando riguardante questi ambiti è il Safe Working promosso da Regione Lombardia, mirato a finanziare, tra le altre, le spese in conto corrente per interventi di Digital Business:
Tali spese in conto corrente sono ammesse al contributo a patto che non superino 6.000 euro per ciascuna domanda presentata e che siano state sostenute a decorrere dal marzo 2020.