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VM Explorer è una soluzione di Backup che facilita le attività di gestione di Backup e Disaster Recovery su macchine virtuali funzionanti in ambiente VMware ESX e Microsoft Hyper-V. VM Explorer supporta la versione VMWare ESXi per eseguire backup e repliche complete.
VM Explorer funziona su macchine virtuali appoggiate ad hypervisor come:
In questo tutorial spiegheremo come eseguire il backup delle macchine virtuali con VMExplorer in ambiente virtualizzato e lo faremo utilizzando la versione Enterprise del prodotto.
Diamo dunque uno sguardo alle funzionalità offerte dalla versione Enterprise di VM Explorer:
L’instant VM recovery funziona sia con ESX che con ESXi ed è supportato il Local Backup (ossia il backup fatto sulla console); analogo è il discorso per il supporto per vMotion su IVMR, ossia funziona con ESX/ESXi e prevede il Local Backup. Quindi se non fate i backup sulla console non potete utilizzare Instant VM Recovery e il supporto per il vMotion Instant VM Ware.
La versione Enterprise di VM Explorer si installa solamente su Microsoft Windows e richiede Microsoft .NET Framework 4.6.2.
Nell’interfaccia multiutente esistono dei gruppi predefiniti con delle permission predefinite, quindi non potete, ad esempio, stabilire che un certo utente gestisca una determinata VM, ma l’impostazione avviene gruppo per gruppo. I gruppi corrispondono alle seguenti permission:
Le relative operazioni si applicano a tutte le macchine associate.
Ricordiamo che il backup può essere eseguito sia su uno storage direttamente connesso all’hypervisor (ESX) in iSCSI (Internet SCSI) o in NFS (Network File System) sia direttamente sulla console; in quest’ultimo caso si può avere un backup compresso (genera un file .zip) ma non in thin disk (ovviamente la console è Windows) quindi anche se lo storage collegato è NFS non viene gestito come tale. Ad esempio, se avete una VM da 500 GB ma usate solo 100 GB, il backup sarà di 500 GB interi, però potete impostare l’esecuzione di un backup incrementale per ridurre il tempo richiesto. Questo backup incrementale non è possibile con lo storage collegato direttamente all’hypervisor.
Facendo il backup da console non è possibile l’Instant VM Recovery (IVMR): in pratica l’IVMR significa che il prodotto dall’interfaccia crea un server NFS che si aggancia all’hypervisor (quindi dobbiamo fare il mount del server NFS di VM Explorer) dopodiché lancia il comando di recovery e il prodotto utilizza la console come storage per il backup, con tutte le implicazioni del caso, perché le prestazioni dipendono da quelle della macchina che fa da console.
Passiamo adesso all’installazione del prodotto, la quale richiede il download del file corrispondente dalla pagina web www.trilead.com/download che propone le versioni aggiornate (la più recente è la 6.6.001). Qui dovete spuntare le due caselle e poi fare clic sul pulsante download now (immagine seguente).
Una volta scaricato il file, fatevi doppio clic per avviare l’installazione, giacché si tratta di un file eseguibile (.exe) quindi scegliete il percorso di destinazione.
Nella finestra iniziale cliccate su I agree per accettare le condizioni di licenza e procedete, allorché inizierà l’installazione delle dipendenze e di tutto il resto che occorre al programma, evidenziata dall’indicatore di progresso.
A un certo appare la schermata di benvenuto, nella quale cliccare su Avanti (Next) e poi definire, dall’apposita finestra di dialogo che appare, il percorso di destinazione, confermare e passare alla finestra successiva, dove clicchiamo su Install per procedere.
Una volta completato il processo bisogna configurare il server web per poter gestire VM Explorer. Non c’è più bisogno di rimanere collegati sulla macchina dove il prodotto è installato, ovvero alla console, perché se la macchina è raggiungibile dalla rete si potrà gestire il tutto da remoto.
Terminata l’installazione avviamo (cliccando su Launch now) il prodotto e ci troviamo di fronte alla schermata seguente.
Qui bisogna effettuare le connessioni di rete a iniziare dall’indirizzo IP o nome host della macchina dove abbiamo installato VM Explorer (Hostname or IP), nonché la porta di ascolto (Listening Port:) che dovrà essere cambiata in 80; se richiesto, spuntiamo Open Windows firewall e poi scriviamo la password di amministrazione, confermandola nelle apposite caselle e una volta fatto ciò clicchiamo su Start and Save (immagine seguente).
A questo punto abbiamo salvato la configurazione e avviamo VM Explorer. All’avvio viene aperta l’interfaccia in una pagina web del browser da dove possiamo selezionare la lingua ecc.
Fatto ciò possiamo puntare all’indirizzo della macchina dal PC e ci connettiamo in remoto, ossia su desktop remoto, ad essa, quindi dalla relativa pagina del browser proseguiamo. Dall’interfaccia eseguiamo la login, immettendo nome utente e password.
Ora si apre la finestra di lavoro e se stiamo avviando una versione trial ci viene segnalato, proponendoci, nel caso, l’installazione di una licenza e la scadenza della trial stessa. Facendo clic sul link verde Attiva nuova licenza possiamo attivare una licenza in nostro possesso (immagine seguente).
L’attivazione della nuova licenza prevede la generazione di una chiave che bisognerà aprire in Blocco Note o altro text editor, da qui andrà copiata e poi incollata nell’apposito riquadro proposto dalla procedura. Fatto ciò si arriva all’attivazione, nella finestra di dialogo proposta nell’immagine seguente.
Cliccando sul pulsante Chiudi, la licenza viene attivata e si può tornare alla schermata principale del prodotto.
Qui troviamo, nella zona di sinistra, una barra degli strumenti sotto Impostazioni, la cui prima finestra è Generale e riporta informazioni e impostazioni generali del prodotto; la schermata corrispondente è visibile nell’immagine seguente. Qui in linea di massima si accettano le impostazioni predefinite o, al limite, se volete registrare le attività nel registro eventi di Windows , vanno spuntate le relative opzioni in fondo alla pagina.
Molto interessante è la finestra Esporta/Importa file di configurazione, che consente di importare da una macchina virtuale la configurazione per poi copiarla su un’altra, ad esempio per farne un clone o una nuova installazione in caso di guasto delle unità di storage sul server corrispondente. Una volta importata la configurazione, la si può esportare nella macchina target. Nella finestra (immagine seguente) abbiamo i comandi corrispondenti, che sono Esporta configurazione e Importa configurazione.
Impartendoli, si apre una finestra di dialogo nella quale selezionare l’origine, ovvero con Esporta si apre la finestra di selezione del percorso dove si trova il file da esportare e con Importa quella che permette di selezionare la macchina virtuale attraverso il percorso di rete che permette di raggiungerla.
Notate che se esportate la configurazione e poi la importate, non trovate più l’elenco dei backup che avete fatto, cioè il prodotto non ripopola l’elenco dei backup; il problema è comunque risolvibile perché in ogni storage, se lo sfogliate, c'è un file dentro ogni backup che si chiama VM Explorer.XML, quindi selezionate quello e il backup viene riagganciato.
Passiamo alla schermata accessibile con il comando Unità di rete, che serve nel momento in cui usate la console di VM Explorer per eseguire un backup e lo fate su un disco di rete, quindi l’unità a disco dovrete averla mappata in Windows poi lo dovete caricare da questa schermata, perché se avviate e loggate o fate log-off della macchina, Windows perde la mappatura e sarebbe impossibile effettuare i backup. La schermata è mostrata nell’immagine seguente.
Passiamo alla schermata Impostazioni e-mail predefinite, dove si devono impostare i parametri di posta elettronica per le notifiche eventualmente attivate nel prodotto e i report del backup, se impostati (immagine seguente). I parametri impostati verranno richiamati automaticamente ad ogni report generato.
Qui possiamo anche impostare particolari parametri del server di posta SMTP, come ad esempio l’autenticazione e l’SSL. Notate che è possibile, cliccando sul pulsante Test in basso a destra nella finestra, far inviare un messaggio di posta elettronica per verificare se tutto è stato impostato correttamente. Completato l’invio, con Chiudi chiudete la finestra del messaggio di test e salvate le impostazioni.
La voce successiva di menu è API Reporting, che serve se intendete utilizzare delle API per l’invio dei report di VM Explorer.
Servizio di ripristino immediato (Instant Recovery Service) dà accesso alla rispettiva schermata che corrisponde all’IVMR, ossia all’Instant VM Recovery: nella finestra si effettuano le impostazioni del caso, tra cui le porte e il percorso di montaggio temporaneo della macchina in recovery che verrà utilizzato per montare il RAMdisk, eccetera (immagine seguente).
Notate che è predefinita l’abilitazione del server NFS di VM Explorer con le relative impostazioni e che è predefinito anche il disco C:\, ma potete scegliere qualsiasi unità di memoria di massa disponibile, rammentando che è necessario scegliere un’unità disco che abbia abbastanza spazio, altrimenti non sarà possibile avviare la macchina virtuale; infatti all’avvio della VM sarà quell’unità disco a dover ospitare il RAMdisk e via di seguito, quindi il disco scelto dovrà contenere almeno lo spazio richiesto dalla VM. Nell’immagine precedente abbiamo impostato l’unità E:\.
La voce di menu Impostazioni di recupero password è molto utile perché consente di definire come recuperare una password perduta o scordata: qui si possono impostare le modalità di recupero previste.
Molto importante ed utile è la schermata Registri eventi, che fornisce un log cronologico di tutti gli eventi verificatisi, ovvero backup e restore ma anche eventi di configurazione di VM Explorer, distinti per origine, indirizzo IP corrispondente, relativo utente e in generale tutto quanto viene fatto dalla console (immagine seguente).
Altra funzione utilissima è quella accessibile da Supporto, dove in caso di problemi potete contattare il supporto tecnico ed eventualmente inviare dei report di debug che potete generare al momento, relativamente a problemi verificatisi (immagine seguente).
Passiamo adesso alla configurazione dei server e all’esecuzione delle varie operazioni, che vengono rese agevoli dal pannello di controllo del prodotto, altrimenti detto Dashboard e mostrato nell’immagine che segue. Qui vedete i principali comandi (Aggiungi nuovo server, Esegui backup, Replica macchina virtuale e Ripristina macchina virtuale) ed un riquadro di statistiche dove vengono riportate le informazioni sui processi eseguiti.
Andiamo ad aggiungere un server, il che si fa cliccando su Aggiungi server, allorché appare la finestra di dialogo proposta dall’immagine seguente, nella quale abbiamo una serie di icone corrispondenti al tipo di VM desiderato, distinto per tipo: VMware, Microsoft, Unix ecc. Quindi si possono creare server VMware ESX/ESXi dalla versione 4 alla 6 oppure vCenter, Microsoft (server e cluster Hyper-V), server Cloud come Amazon S3, Microsoft Azure, OpenStack e Backspace, ovvero Unix (Server Linux e FreeBSD).
Una volta scelto il tipo, appare la relativa finestra di dialogo che è del tipo di quella mostrata nell’immagine seguente, sebbene quest’ultima sia, nello specifico, riferita a un vCenter; con gli altri tipi potrebbe cambiare qualcosa.
Si impostano quindi tutti i parametri del caso, avanzando di volta in volta con Successivo e concludendo, all’ultima finestra, con Fine.
Completata la procedura, nella parte di sinistra dello schermo vedremo tutti gli host all’interno del server vCenter che abbiamo creato e dovremo andare ad eseguire la relativa configurazione; cliccando con il pulsante destro del mouse su ciascuno possiamo vederne le impostazioni (immagine seguente).
Vediamo dunque come configurare gli host: allo scopo, si deve cliccare con il pulsante destro del mouse sul nome di quello interessato (che viene quindi evidenziato in verde) e, dal menu contestuale, fare clic sul comando Modifica server... (immagine seguente).
Accediamo così alla schermata di Modifica Server (immagine seguente) composta da tante sezioni, ognuna delle quali è accessibile dalla voce di menu (il menu di sinistra) corrispondente.
Possiamo editare nome e posizione del server, dati di accesso e di root SSH, quindi dobbiamo mettere la spunta su Utilizza SSH... perché il prodotto deployerà un proprio agent per il backup; diversamente non riuscirà a fare backup, connessione di rete e rimuovere i vecchi backup, quindi poi farà un SCP dalla console, con la conseguenza che rallenterà tutto l’iter dei backup. La schermata seguente mostra le impostazioni dell’agente di VM Explorer (Agente HPE).
Siccome stiamo lavorando sulla versione Enterprise ci è possibile abilitare, nella finestra relativa al comando impostazioni avanzate, l’utilizzo dei VD Service (immagine seguente), utilissimi per fare repliche e backup incrementali ecc. Invece se utilizzate una versione free di ESX e abilitate la funzione, il prodotto richiederà di installare il kit di sviluppo relativo ai dischi virtuali (VDDK) il cui download è comunque gratuito.
La procedura d’installazione è guidata da un’apposita finestra di dialogo, quindi allo scopo venite ridiretti al sito web di VMware per il download, salvate il file compresso, quindi tornate a tale finestra e al passo 2 cliccate sul pulsante Sfoglia per indicare al programma dove cercare il file compresso appena scaricato, dopodiché procedete cliccando su Inizializza VD service e VM Explorer installa il pacchetto.
L’installazione, una volta eseguita sulla console vale per tutte le altre macchine virtuali che voleste configurare, nel senso che da ora in poi nella finestra Impostazioni avanzate basterà spuntare il flag Abilita automaticamente VD service…… senza dover nuovamente avviare la procedura appena descritta. L’unico caso in cui può rendersi necessario rifare l’installazione e quello in cui installate nuove versioni di VMware, le quali possono richiedere nuove versioni di VDDK.
Una volta completata la configurazione o la modifica di una macchina virtuale, cliccando nel menu a sinistra su Connessioni di test si avvia una serie di verifiche, alla fine delle quali il prodotto fornisce un report come quello mostrato nell’immagine seguente, dove tutte le icone verdi vanno a indicare che sono stati superati i test.
Le verifiche riguardano il corretto funzionamento delle impostazioni e dei servizi installati, come ad esempio l’SSH, il Management Service ESX, i VD Service; eventuali problemi riscontrati vengono segnalati al termine delle verifiche.
Cliccando su Cartelle predefinite andiamo a vedere quali sono le cartelle dove saranno depositati i backup locali e, se necessario, a modificarle.
Infine, cliccando sulla voce di menu Riepilogo apriamo l’omonima finestra nella quale ci viene riassunta la configurazione della macchina, che a questo punto possiamo ritenere conclusa.
Vediamo ora come si eseguono delle prove sui server: cliccando sopra il nome del server che ci interessa, nella zona di sinistra della console che riepiloga quelli connessi, il server stesso viene interrogato e fornirà, nella finestra che si apre (immagine seguente), tutte le informazioni del caso, come le VM che ci sono all'interno, la versione dell’hypervisor e come è configurato, il nome e la versione la Build, quanti socket ci sono, i vari datastore e gli spazi occupati ecc.
Come mostrato nella lista riportata nella sezione Archiviazione, l’ambiente cui si riferisce la situazione è formato da due cluster fatti da 3 nodi (tre macchine hpe dl360 G9, siglate CL2D2601-iSCSI-VOL 1, 2, 3), lo storage è di tipo condiviso e per l’esattezza un MSA40 connesso a SAS (quindi anche per questo sono solo tre nodi) a doppio canale (doppio cavo 12 Gbit) per avere la massima velocità e simulare dischi locali.
Gli altri sono storage iSCSI appoggiati a un free NAS che li espone. SUPERSTORE 1 è una macchina Supermicro su cui c’è installato FreeNAS e la connettività in iSCSI è a 1 Gbit.
L’altra macchina, Superstore, è quella che prenderemo in considerazione, è a 10 Gbit ma funzionerà, negli esempi, a 1 Gbit.
Notare che nella struttura ad albero di sinistra, espandendo i server abbiamo l’elenco delle macchine virtuali esistenti, che sono contrassegnate con colori diversi e simboli specifici: quelle col triangolino azzurro (singolo di playback) sono quelle in esecuzione, mentre le VM arrestate sono in rosso e con il quadratino (simbolo di stop). Cliccando su ciascuna di queste, una finestra di dialogo ci riepiloga le caratteristiche (immagine seguente) come, ad esempio, CPU, RAM, dischi e relativi percorsi, schede di rete ecc. Questo, nella tab Generale.
In questa finestra, cliccando sulla tab Schermo VM Explorer mostra quello che è lo schermo che si vede dalla console di VMware.
Cliccando con il pulsante destro del mouse sul nome di una VM appare il menu contestuale dal quale possiamo gestire la VM, quindi accenderla o spegnerla, arrestarla, lanciare dei comandi come fossimo sul client V-Sphere, aprire remote desktop, fare backup, annullare la registrazione della VM e cancellarla (ovviamente la VM deve essere spenta), lanciare backup, pianificare e sfogliare i backup (se sfogliassimo il data store e ci fossero dei backup potremmo recuperarli) fare la replica, gestire la pianificazione backup, sfogliare le repliche, nonché gestire gli snapshot, quindi possiamo rimuovere gli snapshot, creare uno snapshot o fare il revert dello snapshot, quindi operare esattamente come se fossimo sul client o connessi a VMware.
Il tutto anche da remoto, con la comodità di poter intervenire prontamente anche quando si è in giro e non sul posto.
Passiamo adesso all’esecuzione dei backup, con alcune premesse riguardanti le modalità di esecuzione del backup della macchina virtuale: se facciamo un backup su storage connessi agli hypervisor (consigliabile iSCSI perché non soffre dei rallentamenti caratteristici dell’NFS e perché l’iSCSI è formattabile VMFS, ossia col file system proprietario VM Explorer) possiamo eseguire un backup in thin disk, vale a dire della sola parte di storage effettivamente utilizzata, con evidente risparmio di tempo e spazio su disco. Infatti il provisioning delle unità disco in modalità thin fa in modo che la macchina virtuale utilizzi solo la parte di unità di storage che gli occorre e se è il caso la accresce, riservandosela, in maniera dinamica, così da non occupare spazio inutilmente.
Per l’esecuzione del backup VM Explorer invia a VMware un’istruzione con la quale ordina l’esecuzione di uno snapshot (un’istantanea dello storage e quindi un backup) quindi il backup viene eseguito materialmente dalla macchina virtuale in remoto e gestito da VM Explorer. Dopodiché si collega come se fosse un utente a collegarsi in SSH, impartisce il comando di clonare il disco in thindisk e specifica dove clonarlo. Quindi in realtà va a utilizzare comandi proprietari di VMware, si connette e lancia VMKFtools, dove specifica il disco di origine, quello di destinazione ed il formato thin disk, quindi fa direttamente il clone del disco.
Possiamo anche, per esempio se disponiamo di due hypervisor, fare un backup di una VM sull’hypervisor dell’altra: in questo caso viene eseguita prima la copia dell’intero storage e poi sarà convertita in thin disk, perciò inizialmente si copia l’intero storage e poi sul disco di destinazione (che inizialmente dovrà disporre di tutto lo spazio) verrà convertito il backup in thin disk utilizzando solo lo spazio richiesto.
Vediamo ora come eseguire il backup di macchine virtuali, che può essere avviato in due modi:
Per eseguire il backup di una singola macchina virtuale, nella finestra Backup Macchina Virtuale, dovete eseguire le impostazioni specifiche.
Al termine fate clic su OK per avviare il backup: VM Explorer creerà uno snapshot della macchina virtuale e, quando il backup sarà terminato, eliminerà l’istantanea sull’ESXi o sul server Hyper-V.
Se selezionate “Se la directory di destinazione è esistente, sovrascrivere i file esistenti nella directory di destinazione” sarà solo sovrascritto il backup esistente dopo che il nuovo backup avrà avuto successo. In questo modo è possibile mantenere sempre una copia di backup di lavoro.
È anche possibile eliminare il backup esistente prima di avviare il nuovo backup selezionando la casella “Elimina Backup esistente nella directory di destinazione prima dell'avvio del backup”.
In questa fase è possibile eseguire anche un backup incrementale, cliccando sul relativo pulsante d’opzione, come mostra l’immagine precedente; qui potete, nel menu a tendina N. di backup completi da conservare, scegliere quanti backup tenere e in quello Effettua un backup completo ogni stabilire ogni quanti backup incrementali oppure con quale periodicità temporale eseguire comunque un backup completo.
Dalla finestra Backup macchina virtuale è possibile eseguire altre operazioni attinenti alla VM dalla quale è stato impartito il comando per aprirla; ad esempio configurare le unità disco (immagine seguente).
Nella scheda Files & Dischi si va a scegliere, se nella macchina ci sono più dischi, quali dischi virtuali si desidera includere nel backup. Se nella scheda Snapshot l’opzione “Includere dump della memoria della macchina virtuale” è spuntata, dovete selezionare tutti i dischi virtuali, altrimenti non sarà possibile ripristinare la memoria dello snapshot. Se spuntate la casella “Converti come disco thin dopo il backup” convertirete tutti i dischi compresi nel backup in formato thin disk. Questa opzione è disponibile solo se:
Una precisazione: potete impostare come destinazione la console, ma se questa è su una macchina virtuale non particolrmente prestante, siccome sulla console lo snapshot viene eseguito su tutti i dischi, quando poi si procede al remove dello snapshot questo richiede parecchio tempo.
Andiamo alla tab Snapshot (immagine seguente) dalla quale eseguire le impostazioni degli snapshot, che sono i backup eseguiti sulla situazione istantanea al momento dell’avvio e che non richiedono l’arresto dell’attività della VM. Nella scheda potete scegliere le opzioni di seguito elencate (quelle raccomandate sono già selezionate per impostazione predefinita).
Per Hyper-V esiste anche la scheda VSS Snapshot, dove configurare le opzioni VSS, che garantisce la coerenza del backup. Non usando il VSS il backup è più veloce, ma non garantisce la coerenza dei dati di backup.
Per quanto riguarda il backup della RAM, attenzione perché può verificarsi che la VM diventi poco gestibile, funzioni a scatti: succede soprattutto su quelle Windows, mentre su quelle Linux no. Le VM Windows smettono di rispondere da remoto. Lo stesso al momento del restore dello snapshot relativo al backup della RAM.
Nella scheda Connessione, proposta dall’immagine seguente, si possono esercitare le singole opzioni di connettività di backup della VM.
Nella scheda Avanzate è possibile arrestare o riattivare la macchina virtuale guest prima di iniziare il backup se i VMware Tools o gli Hyper-V Integration Services sono installati sulla macchina virtuale guest (immagine seguente).
Se si sceglie di arrestare la VM guest è anche possibile configurare se e quando riavviarla (una volta avviato il backup, una volta che il backup è terminato o non riavviare la VM guest) e il timeout oltre il quale se la VM non viene arrestata si genera un errore.
Nella scheda Verifica backup è possibile configurare quando eseguire la verifica della coerenza del file System dopo che il backup è stato completato e se verificare o meno il backup utilizzando il sistema di test di backup istantaneo di VM Explorer.
A differenza del backup incrementale eccetera, con la replica possiamo scegliere come target solo un altro hypervisor. La replica si esegue cliccando con il pulsante destro del mouse, nella solita tree a sinistra della console, sulla VM interessata e quindi impartendo il comando Replica. Nella finestra che si apre (Replica macchina virtuale) trovate più o meno le stesse tab già viste per il backup (immagine seguente) e in particolare in Generale definite origine e destinazione (qui disponete di un menu a tendina in cui scegliete se il target sarà lo stesso dell’origine o un altro).
La replica, a differenza del backup, collega già la VM all’hypervisor e la potete già accendere; è utile anche se dovete fare una migrazione di un server e non avete V-motion non fate il backup ma direttamente la replica.
La replica permette di replicare più server così come sono su un altro host. Potete anche impostare l’esecuzione di repliche incrementali nel relativo menu a tendina.
Nella casella Effettua la registrazione utilizzando il seguente nome visualizzato vedremo un nome con tra parentesi (replicated).
Nella solita tab File e dischi si sceglie lo storage come visto per il backup; anche in Snapshot le impostazioni seguono quanto già esposto. In Connessione, se il backup è tra due server possiamo scegliere se comprimere i dati ecc.
Nella tab Replica possiamo spuntare l’opzione Se la VM di replica è attiva arrestarla e sostituirla che serve ad arrestare la VM originale una volta terminata la replica e ad attivare la replica stessa al suo posto, ad evitare conflitti.
Su Avanzate valgono considerazioni analoghe quelle del backup, solo applicate alla replica, quindi avvio automatico o arresto ecc.
Infine la tab Verifica replica serve esattamente per le stesse operazioni di replica, con in più la verifica finale: si possono impostare la verifica di tutta la replica o dei file.
Cliccando su ATTIVITA’ nella toolbar in alto e nel menu scegliamo Dettagli, possiamo ottenere dei report dettagliati delle attività eseguite: l’immagine seguente propone il riepilogo di quelle registrate e cliccando ad esempio su ognuna di esse vediamo una schermata con tutte le informazioni del caso.
A sinistra si può notare un pannello riepilogativo delle operazioni riuscite (verdi), non riuscite (rosse) interrotte (viola) o che anno determinato la generazione di avvisi (gialle).
Cliccando una delle voci sotto la colonna Nome abbiamo la finestra riepilogativa dell’immagine seguente, la quale mostra ad esempio il tempo impiegato, la mole di dati coinvolti, orari di nizio e fine, velocità di trasferimento dei dati e via di seguito.
Dalla console è possibile anche creare un’attività per eseguire automaticamente, ad esempio, il backup di una delle VM; allo scopo dalla Toolbar si sceglie ATTIVITA’ e nel menu a tendina si impartisce il comando Attività pianificate, il quale dà accesso alla finestra omonima. Da questa, per prima cosa bisogna cliccare su Abilità utilità di pianificazione (appare in verde in alto a destra) altrimenti non potete eseguire alcuna schedulazione.
Poi spostatevi a sinistra nello schermo e vedrete, se ce ne sono, le pianificazioni create; per crearne una nuova cliccate su Aggiungi attività pianificata e vi si apre la finestra proposta dall’immagine seguente.
Qui date un nome all’attività di pianificazione, stabilite un orario di inizio e l’eventuale periodicità, quindi fatte tutte le impostazioni cliccate su OK.
Nella parte centrale della schermata cui tornate, cliccate Aggiungi Elemento attività, quindi fate clic su Singola VM (Single VM) o Multi VM a seconda che desideriate eseguire il backup di una singola macchina virtuale o di due o più macchine virtuali (immagine seguente).
Fatta la scelta si apre una finestra come quella già vista per il backup, solo che viene chiesto di indicare la macchina origine definendone host e VM nelle apposite caselle (immagine seguente).
Quindi si definiscono tutti gli altri parametri di un backup manuale e si fa clic su OK: ora la schermata propone, nella lista, la nuova attività pianificata. È importante attivare i report a fine operazione, altrimenti il prodotto non li genera.
In ogni momento è possibile verificare quali attività sono schedulate, accedendo alla finestra Attività pianificate dove trovate l’elenco, la VM interessata, origine e destinazione, nonché una serie di pulsanti per editare le attività esistenti (Modifica nome/pianificazione attività) e crearne di nuove, ad esempio a partire da quelle schedulate (pulsante Copia attività).
È anche possibile eseguire immediatamente un’attività dopo averla selezionata (Esegui subito l’attività) invece che attendere l’evento per cui è stata pianificata e disabilitare una o più attività pianificate senza cancellarle (Disabilità attività).
Passiamo al ripristino del backup di una VM, che si avvia andando in Gestione> Explorer Backup
ovvero cliccando con il pulsante destro del mouse sul backup da ripristinare e scegliendo, dal menu contestuale, Ripristina. Notare che se il backup è stato eseguito in iSCSI si può procedere alla registrazione al datastore (comando Registra VM del menu contestuale) e subito dopo la registrazione è possibile avviare la VM anche senza eseguire il restore. Il vantaggio è che in questo modo se si guasta un server o la sua memoria di massa, sui nuovi dischi o sulla machina sostitutiva si installa ESXi e lo si configura, quindi fatta la registrazione si può subito lavorare sulla VM e intanto si esegue il restore sui suoi dischi, dandogli tutto il tempo che richiede.
Invece per ripristinare un backup non elencato in Explorer Backup bisogna:
Se non è possibile avere l’accesso a VMExplorer perché ad esempio era installato su una VM il cui hardware si è guastato, potete operare dal client vSphere; da qui selezionate, nel menu Hardware, lo storage desiderato e cliccando con il pulsante destro del mouse impartite, dal menu contestuale, il comando Browse datastore.
Nella finestra di dialogo cui si accede sono riepilogati i data store disponibili: cliccando su quello di interesse si trovano le cartelle corrispondenti ai backup eseguiti, quindi si seleziona quella desiderata e la si apre; al suo interno si va a cliccare con il pulsante destro del mouse sul file ad estensione .vmx e dal menu contestuale si impartisce il comando Add to inventory (Aggiungere all’inventario), quindi nelle finestre di dialogo che seguono si definisce il percorso di destinazione (cluster o altro) e si esegue il ripristino, con la possibilità di avviare la VM.
Dalla solita Gestione>File Explorer (Esplora file) si può sfogliare un file di backup e recuperare i singoli file che contiene: basta fare doppio clic su di esso per visualizzare tutti i file e le directory contenuti, quindi per recuperare un singolo file o una directory intera, bisogna fare clic sul file con il pulsante destro del mouse e selezionare Scaricare, quindi scegliere la destinazione. È possibile sfogliare tutte le unità virtuali dei backup non-compressi.
VM Explorer supporta i seguenti file-system NTFS, FAT, dischi dinamici Windows (semplice, con spanning, striping, volumi con mirroring), Linux-EXT (2 e 3, e EXT 4 è supportato per entrambe le versioni 32 e 64 bit), Linux LVM-Logical Volume Manager e Linux-XFS. Nel caso di Virtual Appliance con customizzazione varie potrebbe esserci qualche problema a riconoscere la tipologia dei file.
Inoltre se la partizione EXT nel disco immagine selezionato non è coerente al 100%, si riceverà una notifica, tuttavia, è possibile continuare a navigare nell’immagine del disco.
Notate che è possibile scaricare un singolo file e salvarlo su un PC da VM Explorer ma non potete caricarlo dentro una macchina virtuale; o meglio, si potrebbe fare ma se la VM avesse un problema alla fonte questo si ripercuoterebbe sulla VM di destinazione. Al limite il caricamento in una VM può essere fatto via SSH o tramite desktop remoto.