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Proteggere i dati aziendali è qualcosa di sempre più necessario, perché ormai tutto passa dall’IT e per un guasto, un errore o un attacco informatico è possibile ritrovarsi bloccati; non a caso i costi sopportati dalle aziende a causa della perdita dei dati sono in continua crescita. La possibilità di perdere parte o tutti i propri dati non è affatto remota, anzi, è da prendere sempre in considerazione allo scopo di adottare le necessarie contromisure. Le principali cause di perdita del dato sono, prima fra tutte, il guasto tecnico e a ruota seguono l’errore umano (un comando di eliminazione impartito per sbaglio, per esempio) e le minacce provenienti dalla rete come virus e criptolocker.
La principale soluzione per tutelarsi dalla perdita dei dati è eseguire periodicamente e sistematicamente dei backup e la possibilità di effettuare il salvataggio in Cloud è la soluzione più consigliata sia perché non servono infrastrutture, sia perché i dati sono in una location diversa, perciò al riparo da eventuali incidenti che potrebbero accadere alla sede dell’azienda.
In questo tutorial riepilogheremo le caratteristiche e le applicazioni di 1Backup, concentrandoci sulle funzionalità di salvataggio dei dati che sono conservati sia su sorgenti aziendali che su sorgenti in Cloud, con particolare riferimento al backup di Dropbox, Google Drive, Onedrive, Bucket S3, Siti Web, Office 365 e altre sorgenti Cloud.
Ma partiamo dal definire di cosa si tratta: 1Backup è il Sistema di Backup Completo per Backup in Cloud, Locale e Ibrido (immagine seguente); la modalità in Cloud è la soluzione che permette, anche per quello che riguarda il backup locale, di utilizzare diversi punti di destinazione del salvataggio dei dati, quindi da un NAS di rete con applicazione separata, un dominio a pagamento, un disco SSD USB. Il servizio permette quindi una gestione molto versatile del backup, combinando varie sorgenti e varie destinazioni, che possonom essere sia Cloud, sia locale che combinazioni di Cloud e locale (ibrido, appunto).
1Backup funziona tramite un agente che va installato sul server o sul PC, il quale permette di eseguire il backup dei dati negli storage di CoreTech, appoggiati su Data Center situati in territorio italiano; ogni agente comunica con il back-end Coretech nel quale si trovano i vari moduli in cluster di 1Backup e trasferisce i dati.
Il trasferimento dei dati avviene in forma crittografata, per garantire la sicurezza sia durante il percorso, sia nello storage in Cloud; il backup avviene a blocchi, vale a dire che inizialmente si esegue il backup completo e successivamente si eseguono backup incrementali.
1Backup è un servizio che consente la centralizzazione della gestione dei job di backup, il che rappresenta un vantaggio sia per il responsabile IT di un’azienda che voglia operare da qualsuasi parte tramite Internet, sia per il Service Provider che così ha accesso alle attività di backup dei clienti e può gestirle per essi senza spostarsi fisicamente. Questi permette di gestire il backup dei dati ovunque si trovino e da qualsiasi parte.
La soluzione è conforme al GDPR per quel che riguarda la sicurezza del dato e permette backup di Dati, DB, Cassette Postali, NAS, macchine virtuali e Sorgenti Cloud.
Il servizio 1Backup è declinato in tre versioni:
Nell’ultima versione di 1Backup, con l’agente in versione Server è possibile fare il backup di dati presenti in Cloud, sul Cloud Coretech: è il caso che analizzeremo qui.
Il restore è reso sicuro da una continua e regolare verifica dell’integrità CRC dei dati salvati; meccanismo questo che garantisce sempre il ripristino del dato.
Il controllo dell’esito dei backup può avvenire anche tramite APP per smartphone iOS e Android; tutte le attività degli agenti sono gestibili dalla console di Gestione Centralizzata accessibile via Web da qualsiasi computer e tramite app da smartphone.
Con 1Backup c’è la possibilità di combinare Spazio, Agenti e Job secondo le necessità di organizzazione del Backup. L’agente è multipiattaforma, ossia installabile su Sistemi Operativi Windows, MAC, Linux e Unix; per il backup da Cloud è disponibile un agente installabile nel Cloud di origine. Le caratteristiche dell’agente di 1Backup sono:
Quest’ultimo viene offerto in modalità Smart e in modalità full (replicata):
I moduli integrati nella licenza base sono quelli che riguardano il backup di database come My Sql Server, Oracle Databasem, Lotus Domino e Notes, MS SQL; inoltre sono previsti moduli per fare il System State di tutte le macchine Windows, il Bare Metal delle macchine fisiche Windows, per gestire il backup di Exchange a livello di database, nonché per il backup dei profili di Outlook a caldo.
Fino a non molto tempo fa, i dati aziendali erano interamente conservati su server all’interno dell’azienda proprietaria; l’aumento dei servizi offerti in modalità SaaS e il loro costo sempre più concorrenziale, stanno spostando velocemente i dati e i servizi aziendali nel cloud, dando luogo a molteplici soluzioni e funzionalità, schematizzate nell’immagine seguente.
Come vedete, a livello on-premise l’intera gestione compete al reparto IT aziendale, mentre in Cloud si passa da una gestione parziale (nel caso si affitti l’infrastruttura e quindi in una condizione IaaS ed anche a quello in cui si affitti la piattaforma Cloud, quindi PaaS) a una completa da parte del Cloud Service Provider (acquisto dei servizi Cloud e quindi SaaS).
Ma cosa comporta avere i dati aziendali in Cloud invece che on-site? Sicuramente il vantaggio di averli delocalizzati e al sicuro, oltre che di risparmiarsi acquisto, manutenzione, aggiornamento tecnologico e costo dei locali dove si troverebbero i server fisici; ma anche la consapevolezza che bisogna conoscere le potenzialità e i limiti del backup in Cloud. Tra i vantaggi di avere i dati aziendali in Cloud c’è quello che l’accesso ai dati è anywhere, ossia è possibile dovunque ci si trovi e si possa accedere a Internet. Inoltre si tratta di una soluzione ricompresa nell’eventuale DRP (Disaster Recovery Plan) ossia la pianizicazione del ripristino in caso di “disastro informatico”, fermo restando che bisogna verificare cosa il provider garantisce nel caso SaaS e che sarebbe cosa utile disporre anche di un backup locale.
Ebbene, innanzitutto va considerato che il Cloud causa la frammentazione del dato e che il dato conservato in Cloud deve quindi essere considerato in modo differente rispetto a come si farebbe con i dati conservati in azienda. Inoltre:
Riguardo alla formula SaaS ricordate che se comprate il servizio SaaS in realtà noi gestiamo il dato e voi potete accedere ad esso in qualsiasi modo, con dei tool e delle applicazioni dei portali, dei client, però il dato non è fisicamente a disposizione, quindi non potete collegarvi all’infrastruttura come potreste fare con una soluzione PaaS (dove affittate la macchina virtuale, avete l’accesso amministrativo ad essa con l’applicazione desiderata ai dati ecc.): comprando il servizio l’accesso è chiuso nello stesso servizio. Pensate anche solo a Office365, dove potete avere una casella di posta e gestirla, ma non potete andare materialmente a connettervi come prima si sarebbe fatto su Exchange, perché si tratta di un servizio.
A questo punto viene da domandarsi quali sono le principali tipologie di dati che possono stare in Cloud; ebbene, oggigiorno praticamente tutte, perché, ad esempio, tramite i servizi di Drive in Cloud possiamo avere file direttamente accessibili agli utenti in Internet. A riguardo possiamo ricordare quelle che oggi sono le principali piattaforme di storage dei dati in Cloud:
Tra i dati trasportabili in Cloud ci sono anche quelli originariamente collocati negli storage in cui sono conservati i database direttamente accessibili tramite application server e i servizi di posta elettronica.
Inoltre abbiamo i sistemi di posta (forse i primi servizi in cloud):
Queste sono fondamentalmente le principali piattaforme che possiamo utilizzare e che sono supportate da 1Backup, quindi tutti i dati provenienti da queste tipologie di driver e da qualsiasi tipo di sito accessibile in FTP e SFTP, cosa peraltro supportata nella versione 6 di 1Backup.
Per quanto riguarda il backup di Office365, ci si collega al tenant e si esegue il backup per quello che riguarda le caselle di posta, quindi si può eseguire il ripristino granulare ecc. Per le altre piattaforme il supporto è in fase di sviluppo.
Innanzitutto perché c’è la possibilità di eseguire il backup dei dati ovunque si trovino: basta una connessione Internet e tutte le sorgenti possono essere sottoposte a backup semplicemente installando l’agente sul server, che in questo caso è quello Cloud.
Poi perché anche il ripristino si può effettuare in maniera analoga e anche in caso di crash è possibile recuperare il dato salvato in precedenza.
Inoltre 1Backup consente la centralizzazione della gestione dei job di backup tramite la console Sygma, dalla quale tutti gli account e i job di backup creati possono essere controllati centralmente con risparmio di tempo e semplicità di gestione.
Infine con 1Backup è possibile lavorare su più livelli, effettuare il backup dei dati locali e in cloud, ma anche il backup a caldo di database come MS-SQL, MySQL e Oracle, o ancora VM VMware o Hyper-V.
Bene, passiamo adesso dalla teoria alla pratica vedendo come si crea, si configura e si utilizza un agente di backup da sorgente dati Cloud e, nello specifico, andando a eseguire il backup di un bucket Amazon S3. Partiamo dall’ipotesi di aver già creato un account su Sygma, che è la piattaforma Coretech da cui, tramite la Dashboard che andremo a vedere tra breve, si realizza la gestione centralizzata dei backup di ogni genere (locale, ibrido e Cloud).
Una volta creato l’account Sygma, bisogna spostarsi sul server e installare l’agente stesso, quindi si deve collegare questo account all’account e così facendo, al back-end.
Accediamo dunque a Sygma, portiamoci nella sezione Cloud e da qui entriamo nella sezione 1Backup con un clic sull’omonima voce di menu a sinistra (1BACKUP). Nella finestra che appare (vedere l’immagine seguente) troviamo l’elenco degli agenti con la relativa descrizione (Short Description): qui facciamo clic su quello interessato e scarichiamo (con il pulsante a freccia in giù) l’agente interessato. A questo punto possiamo eseguire il logout.
Ci spostiamo quindi sulla macchina virtuale dove è stato scaricato l’agente e troveremo, nel relativo percorso, un file 1backup-server.exe: facendogli doppio clic lo installiamo e verrà avviata la relativa procedura, dove per prima cosa definiamo il tipo di installazione, quindi facciamo clic su Avanti. Nel caso specifico installiamo una versione Server.
Quindi nella schermata che segue accettiamo i termini di licenza, con Avanti specifichiamo il percorso di installazione e con un ulteriore clic su Avanti andiamo ad eseguire l’installazione. Alla fine della procedura facciamo clic su Fine e troveremo sul desktop l’icona corrispondente.
Facendovi clic viene visualizzata la finestra per l’attivazione dell’account, che nelle immagini seguenti è uno di prova, ma che può essere uno qualsiasi.
Eseguendo l’applicazione con doppio clic dobbiamo collegare l’agente attraverso la finestra di dialogo che appare (immagine seguente).
Qui definiamo quindi i parametri di connessione:
Procediamo con un clic su Avanti per avviare l’attivazione del Backup-Set. A questo punto avviene il collegamento al back-end. Se non è stato creato alcun job di backup, il sistema propone il wizard di creazione, altrimenti mostra l’elenco dei job e chiede quale assegnare. Salvata la configurazione, l’agente è pronto ad eseguire i backup e bisogna solo schedularlo.
Andando sul portale Sygma in 1Backup e facendo il refresh, apparirà il nuovo agente di backup.
A questo punto bisogna assegnare il job di backup: per prima cosa facciamo doppio clic sull’icona corrispondente all’agente (per impostazione predefinita, il wizard di 1Backup la colloca sul desktop) e verrà avviata la relativa procedura, il cui primo passo è la login, fatta la quale si accede alla finestra di lavoro principale che riporta, nella zona centrale, l’icona relativa ai Backup Impostati (immagine seguente).
Facendo clic su questa si accede alla finestra di dialogo corrispondente che riepiloga i job di backup disponibili; qui, a meno di non averne già impostato uno per il caso esemplificato, bisogna fare clic sul pulsante Aggiungi (chiamato Add nell’immagine seguente) così da accedere alla finestra di dialogo che ci interessa.
In questa, per prima cosa definiamo il nome da assegnare al backup (AWS S3 bis) e poi il tipo: accedendo al relativo menu Backup set type andiamo a scegliere Cloud file Backup, giacché dobbiamo creare il job di backup per un’istanza Cloud (immagine seguente). Definiamo quindi, nel menu a tendina che tale scelta fa apparire, il tipo di Cloud (Cloud Type) che sarà Amazon S3.
Selezionando questo tipo di backup, nella finestra appaiono delle ulteriori caselle specifiche con voci di menu come Host, Port, Access Key ID e Server Access Key che sono parametri desumibili dall’account Amazon corrispondente. Compilati tutti i campi (immagine seguente) e spuntata la casella Connect with SSL/TLS, testiamo la connessione cliccando sul pulsante Test.
Una volta completata la compilazione e la fase di test, se quest’ultima ha esito positivo 1Backup si connette direttamente al Cloud che ospita i dati da sottoporre a backup e verifica, mostrandoli in un menu a tendina che apparirà sotto la casella Secret Access Key, i bucket trovati; il relativo menu a tendina si chiamerà Bucket name.
In questo sottomenu (immagine seguente) clicchiamo per mostrare la lista e una volta scelto il bucket confermiamo cliccando su Avanti.
Accediamo così alla finestra Origine Backup (Backup Source) che riporta le directory corrispondenti ai dati disponibili; possiamo scegliere cosa sottoporre a backup in dettaglio, ottenendo quindi il backup granulare. La selezione degli elementi da inserire nel backup si effettua ponendo il segno di spunta accanto ai nomi, nella struttura ad albero.
Sccelti gli elementi d’interesse proseguiamo con Avanti, così da accedere alla successiva finestra mostrata nell’immagine seguente, nella quale si possono impostare le funzionalità del backup a partire da Schedule, dalla quale imposteremo la programmazione (immagine seguente).
Qui scegliamo le impostazioni di programmazione, che ci permettono di schedulare un backup giornaliero, una-tantum, periodico (con la relativa periodicità) e continuativo, che corrisponde all’esecuzione automatica, da parte dell’agente, del backup dell’origine specificata ogni volta che in essa viene rilevata una modifica, quindi un salvataggio e via di seguito.
È prevista un’opzione Delta-In-File, riguardante il backup incrementale o differenziale, che permette, una volta eseguito o comunque disponibile il backup completo, di verificare prima di tutti i successivi backup, quali sono le differenze tra blocco e blocco e salvare solo ciò che è cambiato. Questo permette backup più rapidi, la possibilità di ripristinare diversi punti ecc.
Fatte le impostazioni procediamo cliccando su Avanti (Next) e arriviamo alla finestra dove scegliere la destinazione del backup (Destinazione o Destination) e la modalità di backup. Nello specifico, è possibile definire se eseguire un backup sequenziale o incrementale (concurrent) ecc. (immagine seguente).
La destinazione predefinita è 1Backup, ma se vogliamo cambiarla possiamo farlo cliccando su Aggiungi (Add) così da accedere alla finestra New storage Destination/Destination Pool; nel nostro caso scegliamo 1Backup dal menu a tendina, nel quale troviamo anche un secondo Cloud 1Backup (sito EU) ed un’opzione per una destinazione locale, quale può essere un server on-premise.
Notare che il pulsante Add si può utilizzare anche dopo aver scelto una destinazione di backup, perché è possibile specificare, per ogni backup che impostiamo, più destinazioni: ad esempio una su Cloud Coretech ed una su server locale on-premise o su NAS (in questi casi potrebbe essere necessario specificare delle credenziali di accesso e testarle come già spiegato per il Cloud Amazon AWS.
Fatta la scelta, cliccando su OK torniamo alla finestra precedente e qui facciamo clic su Avanti (Next) per proseguire. Si va quindi alla finestra successiva dove, nel caso portiamo il cursore Cripta dati di backup su ON (immagine seguente) possiamo scegliere il tipo di crittografia; il cursore è normalmente su ON e il tipo di crittografia scelto è quello predefinito.
La chiave di crittografia può essere costruita sulla base di una predefinita (un hash 256 bit generato dal sistema), una personalizzata ovvero dietro autenticazione (se disponibile) con password utente; si può scegliere fra tre metodi di crittografia, definire le password, i metodi, la lunghezza delle password ecc. Una volta impostata la crittografia si può verificare e salvare l’eventuale password.
Notate anche che durante la creazione del file di backup, nell’invio alla destinazione e sull’unità di storage locale o Cloud dove risiederà il backup stesso, i dati saranno cifrati; la chiave servirà a decifrare i dati durante il relativo restore sulla macchina o destinazione Cloud richiesti, dove il dato giunge criptato e lì l’agente lo decifrerà.
A riguardo va ricordato che se la macchina dove è stato installato l’agente con il quale eseguiamo un backup poi si guasta, occorre installare l’agente su una nuova, solo che a questo punto l’agente chiederà la password di crittografia, che in questo caso è “cablata” all’interno dell’applicazione; sarà quindi necessario specificare la password di crittografia nel momento in cui si tenterà il restore.
Una volta fatte le impostazioni, con un clic su Avanti si accede alla finestra conclusiva, nella quale facendo clic sul pulsante Esegui backup adesso si avvierà il backup.
Per eseguire un job di backup basta tornare alla finestra di lavoro principale, mostrata in precedenza e riportata di seguito per comodità, mediante il pulsante Backup.
Facendovi clic si accede alla solita finestra contenente i job di backup impostati (Backup Set) e cliccando su quello da eseguire si apre la finestra seguente, nella quale possiamo rivedere, se occorre, le impostazioni fatte (sono le stesse visibili anche nella console di gestione centralizzata).
Questa finestra presenta un menu, a ciascuna voce del quale corrisponde una schermata di impostazione; quella mostrata è General, che è un po’ il riepilogo.
La voce Criteri di conservazione riguarda alcune impostazioni di retention, molto importante per il discorso di conformità a determinate normative (GDPR, per esempio) del periodo di conservazione dei dati (immagine seguente).
Il periodo predefinito è 7 giorni, ma cliccando sull’opzione Livello avanzato (Advanced) è possibile aumentare la retention creando policy personalizzate.
Notate che è possibile eliminare in ogni momento il job di backup facendo clic su Elimina questo backup impostato; con il pulsante Salva salvate eventuali modifiche apportate e con Cancella le annullate.
Nella finestra Generale, cliccando sul pulsante blu Backup avviamo l’esecuzione1Backup esegue il job e ci mostra la schermata di stato, dove vediamo la progressione del backup (immagine seguente) tramite la barra colorata di verde.
Quando la barra sarà completa avremo terminato il backup, condizione evidenziata dalla scritta Salvataggio completato affiancata dal simbolo di spunta verde (se fosse rosso significherebbe che 1Backup avrebbe rilevato un problema).
In ogni momento, dalla schermata iniziale possiamo, cliccando sul pulsante giallo Report, vedere il rapporto sul backup eseguito e in generale su quelli eseguiti.
È anche possibile rinviare il backup, cosa che si ottiene facendo clic sul pulsante Chiudi: in questo caso viene salvato il backup impostato e può essere eseguito in un secondo momento, ovvero, nel caso il backup sia stato schedulato per una certa ora o periodicamente, il servizio lo avvierà secondo schedulazione.
Passiamo al backup da sorgente Cloud Google Drive; la procedura è analoga a quella appena descritta, ovvero dalla solita finestra di lavoro principale si clicca sull’icona relativa ai Backup Impostati (Backup Sets) e si accede alla finestra di dialogo Backup Sets che riepiloga i job di backup disponibili; qui si scorre fra i template disponibili cliccando poi su Google Drive, ovvero si clicca sul pulsante Aggiungi (Add) così da accedere alla finestra di dialogo corrispondente.
In questa definiamo il nome da assegnare al backup e poi il tipo: accedendo al relativo menu Backup set type andiamo a scegliere Cloud file Backup, giacché dobbiamo creare il job di backup per un’istanza Cloud. Definiamo quindi, nel menu a tendina che tale scelta fa apparire (Cloud Type) il Cloud da cui prenderemo i dati da sottoporre a backup, che nello specifico sarà Google Drive (immagine seguente).
Cliccando sul pulsante Test, 1Backup effettua una connessione al tenant Google Drive e verifica la comunicazione: si apre il browser sulla pagina degli account di Google dove si deve fare la login utilizzando l’account Google che è autorizzato a accedere ai dati; nello specifico, si presenta una pagina web dove viene comunicato che l’App Ashay richiede l’accesso all’account Google. Cliccando sul pulsante blu Consenti si accetta l’accesso ai dati e a questo punto Google crea un codice univoco che appare nella pagina. Tale codice lo copiamo e lo andiamo a inserire all’interno del Job di backup, vale a dire nella casella della finestra arancione che appare a video (immagine seguente); cliccando su OK faremo comunicare l’agente con Google Drive.
In pratica 1Backup verrà autorizzato a prendere il dato, solo per questo tipo di servizi.
Fatta quest’operazione e quindi stabilita un’autorizzazione per l’agente, nella finestra Create Backup Set appare, in luogo del pulsante Test, la scritta Test completed succesfully.
Cliccando su Avanti andiamo alla finestra della sorgente dei dati e, come visto nell’esempio precedente, ci scegliamo l’origine, vale a dire cosa sottoporre a backup: nel riquadro troviamo la solita struttura ad albero che stavolta ha Google Drive come root. Possiamo scegliere anche singoli file o sottocartelle, dato che è possibile, dal backup che sarà creato, fare anche un ripristino granulare dentro Google Drive.
Con un clic su Avanti si procede con la pianificazione, per la quale valgono le stesse spiegazioni date nel caso del backup da sorgente Cloud. Impostata la schedulazione si clicca su Avanti e si va alla finestra di scelta della destinazione del backup (per il quale valgono le spiegazioni date nel caso precedente) e della modalità; per quest’ultima possiamo scegliere, come nel caso precedente, fra varie opzioni dipendenti da quante destinazioni sono state scelte. Nel caso proposto dall’immagine seguente abbiamo una destinazione Cloud e una locale ed in Backup Mode abbiamo selezionato Concurrent. Con tale opzione appare la casella Maximum concurent backup destinations dove possiamo limitare il numero di destinazioni.
Riguardo alle modalità di backup, sequenziale vuol dire che il backup sarà eseguito in sequenza nell’ordine che andiamo a definire nella casella che appare con tale scelta; resta inteso che questa modalità prevede almeno due destinazioni.
Procediamo cliccando su Avanti e scegliendo la crittografia, che attiveremo ma lasceremo su default; nella schermata arancione che apparirà vedremo la pasword di crittografia creata dal sistema, che sostanzialmente è un hash lungo simile a quello creato da Google per farci accedere all’account. Con il pulsante Copy to clipboard andremo a copiare negli appunti e quindi in un file di testo questo hash, perché cotituisce la password password di ripristino da conservare, perché altrimenti sarà difficile ripristinare il backup. Clicchiamo su Confirm per passare alla finestra successiva.
Clicchiamo dunque su Avanti e ci verrà confermata la creazione del job di backup. A questo punto, come già visto nel caso precedente possiamo tornare alla finestra di lavoro principale e cliccando sul Backup andiamo a recuperare il nostro job e ad eseguirlo cliccandogli sopra; così possiamo accedere alla finestra mostrata nell’immagine seguente, dove scegliere ad esempio la tipologia di backup manuale, che destinazione utilizzare ecc.
Possiamo anche impostare eventuali policy di retention e una volta ritoccate le impostazioni (da qui è possibile attivare o disattivare le destinazioni, se sono più d’una, semplicemente ponendo o togliendo la spunta) potete far partire il backup con il pulsante Backup.
Ora passiamo al backup di dati da NAS mediante l’agente specifico per Synology; a riguardo va precisato che 1Backup, per i NAS, dispone di agenti per Sinology e Qnap e le versioni supportate sono tantissime, ma non tutte, per cui nel momento in cui volete avere la certezza dovete consultare la relativa tabella di compatibilità disponibile sul servizio.
Vediamo dunque il caso specifico di Sinology: per prima cosa ci connettiamo a Sygma e scarichiamo l’applicazione specifica che si scarica direttamente dal portale Sygma in Synology (o Qnap, per quest’ultimo) e va installata; una volta fatto ciò, ogni volta che vorremo operare con 1Backup dovremo connetterci a Synology facendo la login e quindi avviare l’applicazione e fare login nella finestra che appare (le credenziali dovranno essere quelle del tenant autorizzato a connettere 1Backup a Synology).
A questo punto l’ambiente di lavoro che ci troveremo davanti sarà lo stesso visto nei casi precedenti, ovvero apparirà la solita finestra di lavoro principale, quindi da qui possiamo creare e gestire tutti i nostro job di backup. Immaginiamo di voler creare un nuovo job, quindi, come già visto nei due casi precedenti, dalla finestra di lavoro principale clicchiamo sull’icona relativa ai Backup Impostati (Backup Sets) accedendo alla finestra di dialogo Backup Sets che riepiloga i job di backup disponibili; qui si scorre fra i template disponibili cliccando poi sulla voce del template Synology e poi sul pulsante Aggiungi (Add) così da accedere alla finestra di dialogo corrispondente.
In questa definiamo il nome da assegnare al backup e poi clicchiamo su Avanti, accedendo alla finestra Backup Source in cui definire la sorgente, ossia file e cartelle da sottoporre a backup. Notate che qui non è previsto il menu Backup set type perché c’è solo un modo di fare il backup, vale a dire sul Cloud Coretech.
Una volta scelti gli elementi da includere nel backup
Procediamo con Avanti e andiamo alle schermate successive, che fondamentalmente sono identiche a quelle viste nei casi precedenti, quindi andremo alla pianificazione dei backup con le relative tipologie. In Destination non ci saranno i target locali perché stiamo parlando di un NAS, qui non è possibile fare la copia sullo stesso storage: avremo solo 1Backup.
Passiamo alla finestra Encryption (Crittografia) dove imposteremo la cifratura scelta e copieremo la chiave generata dal sistema e proposta pochi istanti dopo nella solita finestra arancione; anche qui copieremo la chiave (hash) in un file salvandola poi in luogo sicuro da dove riprenderla per il ripristino. Confermiamo la chiave con il pulsante Confirm e procediamo; completiamo i passaggi, che sono gli stessi già visti e arriviamo alla creazione del job di backup su Cloud per Synology. Quando avvieremo il backup, l’agente si connetterà a Sinology .
Con l’entrata in vigore a Maggio 2018 del nuovo Regolamento Europeo GDPR, 1Backup è risultato essere già compliance con la normativa. Con questo regolamento ogni azienda deve garantire ai clienti (se richiesto) l’accesso ai dati e adottare sistemi per memorizzare tali dati in modo sicuro, assicurandosi che non possano essere cancellati accidentalmente.
Con 1Backup vengono rispettati gli obblighi dettati dal GDPR relativi alla sicurezza e alla crittografia del dato, nonché alla notifica in caso di violazione (data breach):
Come accennato, 1Backup si gestisce normalmente (da postazione fissa) mediante una console centralizzata che è quella di Sygma. Vediamo quindi come utilizzarla, partendo da una precisazione: la Dashboard è una funzione della piattaforma Sygma di Coretech e costituisce la parte back-end di 1Backup. Il portale Sygma è quello da dove vengono gestiti i servizi offerti da Coretech, quindi ogni utente dovrà accedere ad esso mediante le proprie credenziali anche per l’utilizzo di 1Backup. Eseguita la login dal proprio client, ci si trova sul portale Sygma dal quale si accede alle diverse funzionalità disponibili, che cambiano in base ai servizi abilitati all’utente; siccome ci interessa 1Backup, andiamo nella sezione Cloud (quella la cui icona è una nuvoletta, sulla quale dobbiamo cliccare) ed entriamo proprio nella sezione 1Backup con un clic sull’omonima voce di menu a sinistra (1BACKUP).
L’immagine seguente mostra la Dashboard di 1Backup (ossia la console centralizzata) nella quale entriamo, a sinistra del quale notiamo tutte le voci di menu corrispondenti alle funzioni disponibili.
Nell’immagine ci sono dei backup eseguiti, i relativi job, alert e segnalazioni su backup falliti. In particolare nella Dashboard proposta vediamo in alto i pulsanti:
La Dashboard riepiloga i backup schedulati, quelli completati, i non ancora avviati, quelli falliti e i backup per i quali sono stati prodotti warning.
Sempre dalla Dashboard possiamo vedere gli account con i relativi agenti e tutte le informazioni del caso per la gestione tecnica e amministrativa dei clienti da remoto (immagine seguente).
Cliccando, nel menu, su AGENT vediamo il dettaglio degli agenti attivi con relativi Backup set e possiamo gestire questi ultimi, perché la console si connette alle macchine su cui sono stati installati per acquisirne le informazioni (immagine seguente); da questa stessa Dashboard è anche possibile eseguire i backup, semplicemente perché i comandi impartiti vengono trasmessi agli agenti sulle macchine corrispondenti come se si fosse in locale, cosa che per il Cloud è ottimale.
In caso di errori (JOB Error) segnalati, basta cliccarvi sopra e si apre la finestra proposta dall’immagine qui di seguito, ossia la schermata Jobs Check di 1Backup; la stessa è accessibile dall’omonima voce di menu (JOBS CHECK): da essa possiamo verificare l’esito dei backup e la relativa pianificazione.
Restando sugli agenti, l’immagine seguente riporta la finestra contenente l’elenco degli agenti di 1Backup, che viene mostrato cliccando, nella finestra di lavoro di 1Backup, la voce AGENT che si trova nel menu a sinistra.
Passiamo alla Jobs Timeline, la quale è una funzione che mostra i job di backup assegnati a ciascun utente divisi per data; l’immagine seguente mostra la finestra della Jobs Timeline, accessibile dall’apposita voce del menu a sinistra della schermata principale di 1Backup (JOBS TIMELINE). Come vedete, in verde ci sono i backup riusciti e in rosso quelli che hanno restituito errore.
Infine, dalla console centralizzata possiamo anche effettuare le operazioni di restore dei backup: si clicca su RESTORE JOBS nel menu di sinistra e nella lista proposta nella schermata (immagine seguente) si va a scegliere l’agente corrispondente e il backup d’interesse.
Nella tabella sono riportati i singoli Backup set con il rispettivo stato (in verde se completato, in rosso se ci sono stati errori durante la creazione) la data di esecuzione e l’IP address della relativa macchina; a destra vediamo AUTHORIZED se il restore è permesso e NOT AUTHORIZED se invece non è consentito.