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22/10/21 Lorenzo Bedin Blog
Nell’articolo introduttivo sul nostro servizio di cloud backup abbiamo trattato ampiamente le caratteristiche di funzionamento, dalla disponibilità multipiattaforma degli agent alle modalità di utilizzo dello spazio a disposizione. In questa seconda parte andiamo a valutarne più da vicino gli aspetti tecnici e operativi, utili soprattutto per chi poi – con questi prodotti – deve lavorare ogni giorno nel modo più efficiente possibile.
Oltre all’utilizzo nel contesto dei cloud server Stellar, 1Backup può essere acquistato autonomamente ed utilizzato secondo le necessità del Partner per la copertura di qualsiasi asset, dai cloud server agli endpoint passando per database e mail server multipiattaforma.
Il flusso di lavoro prevede in prima fase un corretto dimensionamento grazie al nostro CONFIGURATORE, dal quale si possono decidere il numero e la tipologia di agent, oltre agli eventuali moduli aggiuntivi per l’integrazione con gli ambienti di virtualizzazione VMware e Hyper-V e i tenant di Office365. Spazio e tipologia di storage concludono la selezione prima di passare alla messa in opera.
Al pari di tutti gli altri servizi offerti da Coretech, il centro di controllo per i backup risiede a sua volta nella piattaforma cloud 1Stack dalla sezione dedicata a 1Backup, dove la dashboard ci prospetta un primo colpo d’occhio sullo stato generale dei job. Grazie a questa visualizzazione, bastano pochi istanti per individuare eventuali problemi, in termini di processi falliti, spazio disco in esaurimento o – in caso sia tutto in ordine – verificare che non ci sono criticità in atto. La visualizzazione è organizzata per intervalli temporali, con i dati che si aggiornano in base al periodo selezionato.
Il controllo degli agent avviene dalla apposita sezione e ci mostra il nominativo di riferimento (selezionabile dal Partner in fase di creazione) con le relative statistiche rapide di utilizzo e – voce particolarmente importante – lo stato di funzionamento. Entrando nel dettaglio possiamo consultare una grande quantità di parametri, come la quota di utilizzo impostata, la tipologia di agent o la data di scadenza dell’abbonamento.
Con una struttura tipica di 1Stack e che abbiamo visto essere comune anche ad altre sezioni, l’organizzazione a schede permette di consultare rapidamente le sottosezioni: tipi di modulo attivati, registro delle attività e grafici di traffico, un subset di job recenti e l’area download da cui scaricare i pacchetti di installazione per le varie piattaforme supportate.
Questa organizzazione gerarchica che parte dalla vista di insieme di tutti i job e arriva fino al dettaglio della singola esecuzione del job n-esimo, permette al Partner un controllo totale sullo stato dei processi sia a livello macroscopico (interi blocchi di backup possono essere verificati semplicemente consultando lo stato nella vista a lista), sia microscopico dai log dettagliati consultabili nei report. Per ogni esecuzione di ogni singolo processo di backup è possibile assegnare una nota testuale e marcarlo o meno come “checked”.
Viste le modalità e il comportamento lato cloud, merita un approfondimento anche l’utilizzo dell’agent da installare sugli endpoint: dopo averlo installato ci troviamo di fonte ad una interfaccia molto intuitiva e organizzata in macro-aree. Il passo iniziale è quello di creare uno o più “Backup Set” – che in sostanza sono i job di salvataggio – configurato secondo le proprie esigenze in termini di cosa copiare e dove copiarlo, che si tratti di file, volumi, macchine virtuali, database etc. La configurazione della pianificazione e la scelta di attivare o meno la crittografia concludono la procedura. Una volta ultimata la configurazione sono disponibili una serie di funzioni avanzate per il fine-tuning del job, come il bandwidth control, la selezione della retention e il livello e tipologia di compressione.
Ci sono poi altre due mattonelle che corrispondono all’esecuzione del backup e all’accesso alla procedura di restore, la quale permette di selezionare il job e accedere al repository dei salvataggi con una comoda navigazione a livelli nella gerarchia dei file e cartelle salvati. Nel caso di backup replicati geograficamente tipici del nostro piano Enterprise, oltre al point-in-time da cui attingere ai salvataggi, si può selezionare anche lo storage di provenienza. Settings e Utilities sono aree dove è bene che l’utente finale non acceda, in quanto permettono di configurare tutta una serie di parametri avanzati critici come la cancellazione dei backup esistenti.
A completamento del quadro di controllo e monitoraggio, 1Backup invia report automatizzati al termine di ogni job, oltre ad un report giornaliero riassuntivo in modo che nulla possa sfuggire di mano.