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17/07/20 Debora Visconti Blog
PILLOLE DI CLOUD
17-07-2020
Cosa significa cloud nativo? L’espressione debutta nel settore dell’Information Technology cinque anni fa, nel 2015, quando la Linux Foundation partorisce l’idea alla base della Cloud Native Computing Foundation (CNCF): dare linfa vitale alle applicazioni e ai servizi realizzati come cloud nativi. Di che cosa si tratta? Cerchiamo di spiegarlo brevemente.
La definizione di “cloud nativo” ha assunto connotazioni diverse. Si può incontrare una certa confusione nello stabilire in modo univoco quali siano le sue caratteristiche distintive. Per fare chiarezza, occorre sottolineare che app e servizi cloud nativi sono prodotti e creati sfruttando il modello di fruizione della nuvola. I vantaggi della tecnologia cloud permettono una programmazione più veloce e offrono importanti benefici, come scalabilità, flessibilità ed esecuzione rapida dei processi.
Nel settore dell’IT oggi si parla spessissimo dei vantaggi del cloud. Come funziona però il cosiddetto “cloud nativo”? Un’applicazione definita cloud nativa è stata progettata e realizzata sulla base della tecnologia del cloud computing. Le app e i servizi così definiti sono caratterizzati dall’uso di container e microservizi. Inoltre, costituiscono infrastrutture resilienti e sono spiccatamente improntate all’automazione.
Non c’è tuttavia una sorta di elenco ufficiale di tutti i parametri e gli usi che distinguano app e servizi come univocamente cloud nativi. Infatti, sarebbe fuorviante considerare cloud native tutte le applicazioni che utilizzano contenitori e microservizi. D’altra parte, la nozione di “cloud nativo” fa riferimento a strumenti tecnologici che sempre di più permettono di rispondere in modo agile alle esigenze aziendali.
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