Diventa Autore per CoreTech | Scopri di più
28/08/19 CoreTech Blog
La premessa è che prima di tutto i tecnici generalmente nutrono una profonda curiosità per le cose. Quelli bravi trasformano la curiosità per le cose in passioni!
Chi ha la fortuna di trasformare la propria passione nel proprio lavoro si può considerare molto fortunato!
Smontavo tutto, specialmente le cose che funzionavamo con la corrente. I miei genitori avevano un pò paura di lasciarmi a casa da solo perché smontavo tutto e avevano paura che mi potessi far male... oltre al fatto che potessi rompere quello che mi capitava tra le mani.
Una volta sono tornati prima del tempo e mi hanno beccato col televisore, del tipo a tubo catodico, ancora smontata sul tavolo della sala.
Oltre a smontare tutto ciò che aveva dei fili, che fosse a batteria o corrente, facevo anche esperimenti... e uno di questi andò abbastanza male per me... ma questa è un’altra storia.
Quando uscì il Commodore 64 me lo comprarono e ricordo benissimo quel mangiacassette bianco dove mettevo i primi “giochi” e guardavo il nastro girare lentamente sperando ogni volta che il caricamento andasse a buon fine.
Chi ha usato il Commodore sa che c’era in dotazione un manuale per il Basic.. e così copiando passo passo gli esempi che c’erano sul manuale scoprì la programmazione.
Allo stesso tempo mi dilettavo con l’elettronica, lasciando da parte gli esperimenti pericolosi.
Avevo il kit di saldatura, stagno, pippetta succhia stagno voltmetro, mini trapano, basette di rame per circuiti stampati e mi ero anche costruito una scatola di legno con dentro la lampada di Wood (luce viola), che serviva per impressionare le basette di rame fotosensibili.
Tutti i mesi andavo in edicola e compravo le riviste dell’epoca come Elettronica 2000 (di cui diventai collaboratore nel '93-94 a 18 anni con la prima pubblicazione nel febbraio del 94, vedi copertina), Nuova Elettronica (che aveva una periodicità tutta sua), Elettronica In, Fare Elettronica ed altre che trovavo di volta in volta.... era tra la fine degli anni ‘80 e gli inizi degli anni ‘90.
Dopo il Commodore 64 ebbi la fortuna che Papà mi volle comprare il computer assemblato IBM compatibile, così entrai in possesso di un x386.
PC IBM compatibile significava Dos e Windows 3.
(A mio padre interessava sviluppare i sistemi delle schedine del toto calcio... non fu un regalo totalmente disinteressato, ma fu lui a farmi avere il computer)
Non ricordo con esattezza quando scoprì le prime BBS e quindi quando collegai il primo modem al computer, se quando usavo ancora Windows 3.11 o quando installai Windows 95.
Ricordo però che le bbs mi serviva per andare a leggere nei “forum”... le bbs appunto. Dovevo divorare tutte le informazioni che trovavo su elettronica e computer.
Fatto sta, che iniziai da una parte a sfornare circuiti stampati e piccoli progetti di elettronica e dall’altra a smanettare con Windows.
Coniugavo le due cose, PC ed Elettronica, utilizzando il programma Orcad col quale facevo i disegni dei circuiti stampati che poi stampavo su carta (con stampante ad aghi) e ricalcavo su carta velina che mi serviva per il processo di fotoincisione, che richiedeva la lampada di Wood e cloruro ferrico diluito con acqua in una vaschetta di vetro o plastica.
Presto, era il 94-95 iniziarono ad essere disponibili per gli hobbisti come me i primi micro controllori della SGS microelettronica (azienda italiana) + Thomson semiconductors (azienda francese) poi divenuta STMicroelettronica.
Si chiama ST6 ed era un micro controllore che io compravo del tipo con Eprom, così da portelo programmare e cancellare tramite i raggi ultravioletti grazie ad una finestrella di vetro sopra il chip (usavo sempre la lampada di wood).
Micro controllore + elettronica + computer = programmazione in assembler tramite una scheda collegata con interfaccia seriale.
Ecco che si inizia a delineate uno skill.
L’elettronica mi imponeva di fare ragionamento molto approfonditi su come funzionavano le cose a livello binario e analogico, nonché fisico.
Per programmare i micro controllori era necessario scrivere del codice, fare debug, provare e riprovare finchè tutto non funzionava come doveva.
Il computer era un mezzo, uno strumento che si doveva far funzionare a tutti i costi, anche quando installare un programmare o un driver era un operazione impegnativa!
E le informazioni per far andare tutto non erano semplici da trovare come oggi, quindi c’era da sbattere pesantemente la testa.
I registri di Windows non erano un segreto, grazie al Regedit, di cui diventai un esperto leggendo un libro di cui ricordo solo la copertina che era tutta rossa con una striscia nera. Potrebbe essere quello della foto...
Di giochi con il computer alla fine poco e niente. Ho giocato solo a Doom e tra l’altro quando finii l’ultimo livello, mi resi conto che mi aveva così “preso” che decisi di non imbarcarmi più in altri giochi simili...e così fu.
A 18 anni, tra il 92 e il 95, si puó dire che tutti i ragazzi che avevano, dapprima avuto per le mani un Commodore e poi un pc 386 o 486, avevano dovuto imparare a muoversi coi i computer.
In quegli anni i computer presero a diffondersi ovunque, sia nelle case della gente che nelle aziende... e il sistema che si diffondeva di più era Windows. Il sogno di Bill Gates di vedere un computer in ogni casa, si avverava.
Tutti i ragazzi di 20 anni che sapevano mettere le mani su Windows anche solo per infilare i dischetti e configurare un indirizzo IP (o il protocollo spx/ipx se non netbeui) potevano essere reclutati nel mondo del lavoro.
Il mercato aveva bisogno di manodopera per installare i computer... e chi si apprestava a fare questo lavoro poteva essere chiamato Sistemista.
Il primo posto di lavoro dove andai a lavorare come "sistemista" fu la OKI System (quella delle stampanti OKI) che aveva sede a Binasco nel centro quadrifoglio. Ci arrivati tramite un annuncio di lavoro visto in una vetrina di un agenzia Manpower di Milano.
Era estate, un giorno di fine Luglio ed ero appena tornato dal militare (dove avevo prestato servizio al NED, Nucleo Elaborazione Dati*), ma non rinunciai a presentarmi in agenzia il giorno successivo, che era un Lunedì, anche sapendo che sarebbero potute saltare le vacanze.
Ero la persona tutto fare dei computer, della rete, delle stampanti, dei programmi, supporto ad ampio raggio.
*Notare che ero partito per il militare con in valigia una decina di cd rom pieni di programmi (autocad, adobe... tutto il software pirata che si trovava in giro a quei tempi), perchè ritenevo che mi sarebbero serviti. Infatti il kit si dimostrò utile... ma anche questa è un altra storia che varrebbe la pena raccontare separatamente.
Ancora prima di andare a lavorare alla OKI, avevo già iniziato a studiare per le certificazioni Microsoft Windows Server e infatti presi delle certificazioni su Microsoft Windows NT
Da non dimenticare che a cavallo tra fine anni 90 e inizi del nuovo millennio, le librerie proliferavano dei libri della Mondadori Informatica che era concessionaria dei libri dei corsi e dei prodotti Microsoft. L’altro editore che pubblicava libri a tema informatica era la Apogeo. Fatto sta che in libreria non potevi non imbatterti nei libri di informatica che riempivano gli scaffali. In quegli anni incomincia ad accumulare libri di informatica ed era uno dei miei passatempi preferiti quello che andare in libreria a vedere se era uscito qualcosa di nuovo. Studiare (quello che mi interessava) è sempre stata una passione
Si avvicinava l’anno 2000 e si iniziava a parlare del millennium bug, per cui per ragioni quasi mistiche, tutti computer e i programmi sarebbero dovuti “esplodere” con il cambio di data al 1° Gennaio del 2000. In teoria i programmatori, tutti indistintamente, non avevano preso in considerazione il cambio del millennio e quindi i programmi e i computer si sarebbero comportati in maniera anomala, portando la data indietro nel tempo.
In parte una balla colossale, sta di fatto che fu l’occasione per inserire nel mercato del lavoro una discreta quantità di pseudo tecnici… alcuni dei quali futuri sistemisti.
La situazione era spesso imbarazzante perché ti potevi trovare a lavorare con persone che il computer lo avevano acceso giusto un paio di volte. Comunque molti ragazzi, usciti dagli istituti tecnici ebbero la grande occasione di inserirsi facilmente nel mono del lavoro.
I colloqui duravano 10 minuti e il giorno successivo ti mandavano in missione presso una grande azienda.
Iniziare a lavorare nell’informatica era a quei tempi molto semplice.
Tutti quelli che avevano fatto il percorso Commodore 64, x386/x486, diploma di istituto tecnico finivano per la stragrande maggioranza dei casi ad essere coinvolti in lavori che avevano a che fare con i computer.
Seguirono poi una serie di esperienze successive in grandi aziende come Agip, Eniservizi, Sieco, EDS, HP, Infostrada, SemaGroup, Blixer... tutte esperienze nelle quali ebbi modo di lavorare in contesti di dimensioni rilevanti dove la progettualità, il metodo e l'approccio al lavoro non era casuale, ma anzi ben strutturato e organizzato.
Molte esperienze riguardarono la gestione e implementazione di sistemi in data center
Queste esperienze e l'influenza delle grandi organizzazioni mi accompagnarono in seguito come base con cui affrontai l'avvio della CoreTech.
La mia storia non penso che possa essere tanto diversa da quella di altri “sistemisti” coetanei.
A differenza dei programmatori che hanno "sempre" avuto un percorso di studi sia alle scuole superiori che all’università… per il Sistemista il “percorso” era solo un’opportunità che ti si presentava direttamente nel mondo del lavoro.
In questo post avevo trattato l'argomento relativo all'età media dei sistemisti... per lo più miei coetanei.
Le ragioni vanno probabilmente ricercate anche in relazione agli "eventi storici" anche raccontati in questo articolo.